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Colangite biliare primitiva: il farmaco denosumab potrebbe portare benefici

 

Secondo un gruppo di epatologi, la molecola, già utilizzata per l'osteoporosi, sarebbe utile anche per la CBP.

Monza- Denosumab, un anticorpo monoclonale indicato nell'osteoporosi, potrebbe avere un ruolo anche nel trattamento della colangite biliare primitiva (CBP): lo sostengono quattro esperti in una segnalazione alla rivista Hepatology. Fra gli autori della missiva anche il prof. Pietro Invernizzi, direttore della Divisione di Gastroenterologia e del Centro per le Malattie Autoimmuni del Fegato (Centro MAF) dell'Università di Milano-Bicocca presso l'Ospedale San Gerardo di Monza.

“La CBP è una malattia epatica colestatica cronica, caratterizzata dalla progressiva distruzione dei dotti biliari intraepatici, dall'infiammazione del tratto portale e dalla fibrosi, che può eventualmente evolvere in una malattia del fegato allo stadio terminale”, spiega la dr.ssa Laura Cristoferi, epatologa del Centro MAF di Monza. “Anche se l'esatta eziologia della CBP rimane sconosciuta, è ampiamente riconosciuto che lo sviluppo della malattia richieda uno o più fattori ambientali che innescano una risposta autoimmune in individui geneticamente predisposti. L'osteoporosi è una complicanza extraepatica comune nei pazienti con CBP, che può compromettere la loro qualità di vita”.

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